Nella mitologia mesopotamica Ishtar, dea della fertilità, era legata a Tammuz, divinità della vegetazione che nasceva e cresceva in primavera, invecchiava durante il calore estivo e moriva nel gelo invernale. La dea scendeva allora negli Inferi per cercare il suo sposo morto così da riportarlo alla vita in primavera. Tammuz divenuto Adon, cioè “Signore”, nel mondo sirio-fenicio, si trasformò poi nell’Adone greco-romano, mentre Ishtar divenne Afrodite-Venere.
NASCITA DI VENERE
Secondo
Omero Afrodite era figlia di Zeus e di Dione e divenne sposa di Efesto.
Esiodo
invece, nella sua Teogonia, racconta
che Venere nacque dalla spuma prodotta in acqua dai genitali recisi di Urano,
quando furono gettati nel mare. Quando la dea raggiunse la riva, dell’isola di
Cipro o di Cytera, trovò ad accoglierla Eros (Cupido) mentre al suo passaggio
dal suolo spuntavano fiori. È perciò anche chiamata Ciprigna o Citerèa in
quanto le due isole si vantano di averla vista nascere.
La
versione di Esiodo (vv.188 sgg.) è la seguente:
“Tutti
coloro che furono generati da Gaia e da Urano - terribile figliolanza –
vennero odiati fin dal principio dal loro stesso genitore. Egli li celava tutti,
appena erano generati, in un recesso nascosto di Gaia, e non faceva vedere loro
la luce; Urano gioiva del suo misfatto. L’immane Gaia gemeva dentro di sé
perché soffocava, e immaginò un espediente astuto e maligno. Senza indugio creò
l’elemento del grigio adamante e fabbricò una gran falce; poi si rivolse alla
cara progenie in tono rincuorante, sebbene afflitta nell’intimo: “Figli miei
e di un padre sciagurato, se consentite a far ciò che dico, potremmo vendicarci
dell’iniquo trattamento di vostro padre; perché fu lui il primo a macchinare
turpi azioni”. Eran queste le sue parole ma i figli erano tutti in preda alla
paura, e nessuno proferì verbo finché il grande Crono dai tortuosi pensieri
dopo qualche tempo così parlò alla sua nobile madre: “Madre, ti darò la mia
promessa e compirò l’impresa, giacché non mi curo di mio padre di malvagia
nominanza; perchè fu lui il primo a macchinare turpi azioni”. Furono queste
le sue parole, e l’immane Gaia gioì in cuor suo. E lo inviò in una segreta
imboscata, gli mise in mano una falce dall’affilato dente e lo istruì
nell’inganno. Venne il grande Urano, portando con sé la notte; desideroso
d’amore, si coricò su Gaia e si stese su lei coprendola. E suo figlio dal
luogo d’imboscata distese la mano sinistra e con la destra afferrò la falce
mostruosa, lunga e dal dente affilato, e ratto tagliò i genitali di suo padre,
gettandoseli dietro perché venissero portati via. Essi non volarono via dalla
sua mano invano, perché tutte le gocce sanguinose vennero accolte da Gaia, che
col volgere delle stagioni diede alla luce le impetuose Furie e i grandi giganti
dall’armatura lucente e con le lance in mano, e le Ninfe che chiamano Ninfe
dei frassini sulla terra sterminata. I genitali, una volta tagliatili con l’adamante,
li gettò via dalla terra nell’abisso turbolento; e così traversarono il mare
per lungo tratto, e bianca spuma si levò dalla carne immortale. In essa prese
vita una fanciulla, che prima si appressò alla sacra Citerea, poi a Cipro cinta
dal mare […]”
Sembra
infatti che la dea, Afrodite, adagiata su una conchiglia, sia stata sospinta
verso la riva da dei dolci venti. Il suo nome deriva da
άφρός che significa “spuma”.
Afrodite-Venere,
dea della bellezza e dell’amore, fu data in sposa a Efesto (Vulcano), il più
brutto fra gli dei, come premio di Zeus per avergli fabbricato i fulmini durante
la guerra contro i Giganti.
Omero
racconta che Elio (il Sole) avrebbe raccontato ad Efesto del tradimento di sua
moglie con Ares (Marte) dalla cui unione nacquero Deimo (il terrore), Fobo (la
paura) e Armonia. Anche Eros, che riunisce in sé gli attributi di Afrodite e
Ares è considerato loro figlio; alcune versioni del mito però lo considerano
nato ancor prima dei dodici dei dell’Olimpo.
Zeus
punì Afrodite, per aver schernito gli dèi, facendola innamorare di un mortale
Anchise, dall’unione col quale nacque Enea.
La
leggenda più importante è quella che ricorda il giudizio di Paride che le
aveva assegnato la palma della bellezza; per questo la dea lo aiutò a rapire
Elena e parteggiò per i Troiani, durante la guerra di Troia, tra i quali
combatteva suo figlio Enea.
Venere
amò Adone per la sua bellezza.
Come
Afrodite-Venere rappresenta l’ideale della bellezza femminile, così Apollo (o
Febo) incarna la bellezza maschile.
Nell’antica Grecia
le colombe, sacre a Venere, venivano allevate nei santuari a lei dedicati. Nei
dipinti rinascimentali la colomba appare spesso come attributo della dea perché
amoreggia tutto l’anno ed inoltre il maschio, prima di accoppiarsi, bacia la
femmina proprio come fanno gli innamorati.
Conchiglia
Emblema della dea "nata dall'acqua" e adagiata su una conchiglia.
Coniglio
Associato a Venere in quanto simbolo di inesauribile fecondità.
Delfino
Simbolo dell’acqua, il delfino è uno degli animali più amati per la sua intelligenza e celerità, e talvolta lo vediamo trainare il carro di Venere. Per l’assonanza tra i termini delphi (delfino) e delphis (grembo) è considerato un principio femminile; associato a Venere e a Cupido assume un simbolismo amatorio.
Mirto
Il
mirto è sacro a Venere perché, secondo la narrazione di Ovidio, la dea lo
utilizza per coprire le nudità quando dal mare approda sulla spiaggia di Citera.
La pianta diviene simbolo di fecondità e, per la sua caratteristica di essere
sempreverde, nel Rinascimento viene associato alla fedeltà e all’amore eterno
e come tale viene raffigurato nelle allegorie matrimoniali.
Mela
Il
frutto, simbolo d’amore e fertilità, è un attributo di Venere.
Famosa è la mela assegnata da Paride alla dea dell’amore, vincitrice nella contesa con Giunone e Minerva.
Perla
Essenza
divina, simbolo di purezza, perfezione, riservatezza, innocenza, è l’emblema
della dea che sorse dall’acqua.
Rosa
Simbolo
d’amore, la rosa era sacra a Venere.
Il mito narra che dalla schiuma del mare, da cui nasce la dea, spunta un cespuglio spinoso che, irrorato dal nettare degli dèi, fa fiorire rose bianche. Quando Adone, il suo protetto, viene colpito a morte la dea per soccorrerlo si punge con una spina di rose e il suo sangue colora di rosso i fiori.
Specchio
Rappresenta
la bellezza, la conoscenza interiore, la vanità.