Scrive l'autore del saggio Simon Levis Sullam:

In queste pagine vogliamo raccontare chi, in quali contesti, con quali motivazioni e in che modo partecipò nel nostro paese al genocidio degli ebrei. E vogliamo farlo mettendo in primo piano i carnefici, dopo che negli ultimi anni troppo spesso si è parlato soltanto dei salvatori, correndo così il rischio che sulla scena appaiano solo le vittime e i giusti e restino invece in modo crescente, se non definitivamente, nell’ombra i persecutori.

Leggendo alcune parti del libro abbiamo capito che:

  • prima che avvenisse la retata degli ebrei a Venezia i veneziani vivevano come se non stesse succedendo niente; infatti la sera prima, il 5 dicembre 1943, ci fu il concerto del giovane pianista Arturo Benedetti Michelangeli al Teatro La Fenice, e il giorno dopo era prevista anche la partita di calcio della squadra cittadina allo stadio di Sant’Elena. Coloro che parteciparono agli arresti, e condannarono alla morte con assoluta naturalezza quelle persone, continuarono la loro vita in tranquillità senza rendersi conto della gravità delle loro azioni. 
  • Si usano tre parole per indicare la persecuzione e lo sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale: Olocausto: ha un significato etimologico sacrificale. Deriva dal greco e indica una forma di sacrificio praticata nell'antichità, in cui la vittima, animale, veniva interamente bruciata; Shoah è un termine ebraico con il quale si indica in genere lo sterminio del popolo ebraico e significa "distruzione"; Genocidio è la distruzione di un gruppo etnico, razziale o religioso, compiuta attraverso lo sterminio degli individui. Simon Levis Sullam sceglie di utilizzare il termine "genocidio" perché è una parola che nasce nel diritto internazionale e sottolinea l'idea del "progetto" di distruzione messo in atto anche dagli italiani.
  • moltissimi italiani, indipendentemente dalla loro posizione gerarchica, sono colpevoli dell’uccisione di migliaia di vittime appartenenti alla popolazione ebraica che per anni aveva già subito discriminazioni di ogni tipo. Lo storico vuole sottolineare che tutti furono responsabili di quanto avvenuto, anche se con ruoli diversi: dal carnefice che uccise queste persone, al prefetto che diede l’ordine di arresto, ma anche chi trascrisse gli elenchi, chi sequestrò i beni degli ebrei, chi segnalò e denunciò il proprio vicino, chi guidò il camion per il trasferimento, chi sorvegliò le celle e chi stette a guardare senza reagire.

Presentazione del libro, Centro per la Pace e la Legalità “Sonja Slavik”, Mirano, 2016

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